La Comunità Sammarinese del Veneto ha ricevuto il riconoscimento del Consiglio dei XII il 26/06/1984, perciò si può annoverare tra le Fratellanze di media età, sostenendo a ragione che non sia una delle associazioni che affonda le proprie radici nell’immediato dopoguerra, quando gli emigrati sammarinesi si adoperavano per condividere tra di loro i ricordi, le tradizioni, la nostalgia per la patria lontana, ma soprattutto un mutuo sostegno, anticipando di fatto, con l’aggregazione spontanea, la creazione delle Comunità dei sammarinesi residenti all’estero, normata nel 1979.
Il flusso migratorio verso il nord est, che negli anni successivi ai due conflitti mondiali non poteva certamente essere identificato con quella che oggi qualcuno definisce “la locomotiva d’Italia”, era caratterizzato dalla peculiarità, in quanto chi vi si recava lo faceva con una destinazione precisa e con una motivazione specifica.
L’assenza di un’immigrazione massiccia quale quella che ha coinvolto i sammarinesi diretti per motivi differenti verso altre zone del mondo (a puro titolo di esempio il Belgio e la Francia per le miniere, gli Stati Uniti per le possibilità immense che una nazione giovane offriva, l’Argentina per la vastità delle risorse agrarie) ha fatto in modo che il mantenimento delle tradizioni dell’amatissima antica Repubblica venisse in qualche modo alimentato all’interno delle famiglie dei sammarinesi emigrati nel Veneto, che pure esistevano, e limitato ai contatti con altre famiglie presenti nella zona.
La nascita della Comunità Sammarinese del Veneto si colloca esattamente in questo ambito, ed in particolare nei contatti tra le famiglie Balsimelli, residenti nel trevigiano e le famiglie Nicolini, residenti nel padovano. I capostitipiti delle famiglie, Ivo Balsimelli e Luigi Nicolini, per ciascuno dei quali sarebbe utile una specifica trattazione rispettivamente storiografica e letteraria, si conoscevano e avevano coinvolto le proprie famiglie in una amicizia sammarinese, pur senza una frequentazione assidua.
Il figlio di Ivo, Renato Balsimelli, che aveva assistito tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ’80 del 1900 alla nascita della Consulta dei Cittadini sammarinesi all’estero ed al riconoscimento delle Associazioni che ne erano la base, avendo partecipato ad alcune sedute della Consulta come rappresentante della Comunità “di fatto” del Veneto, desiderava fermamente ufficializzare la nascita dell’Associazione tra i cittadini residenti nella circoscrizione consolare del Veneto.
Con la collaborazione in particolare dell’allora giovane Elisabetta Nicolini, nipote di Luigi, che aveva partecipato all’edizione 1983 dei Soggiorni Culturali per i giovani sammarinesi residenti all’estero, sempre in rappresentanza della comunità di fatto, vennero raggiunte tutte le famiglie di sammarinesi della zona (senza pretesa di essere esaustivi, i Pelliccioni, i Taddei, i Vannucci, i Fabbri, i Valli, i Giardi, oltre ai citati Balsimelli e Nicolini) che sottoscrivendo l’Atto Costitutivo diedero origine alla Comunità dei Sammarinesi in Terra Veneta. La denominazione venne successivamente variata in Comunità sammarinese del Veneto.
Considerate l’origine e le dimensioni, la Comunità del Veneto si è sempre ritenuta una famiglia allargata, unita nel rapporto con la Repubblica avita e tra i soci stessi. L’associazione usa festeggiare infatti, oltre alle ricorrenze ordinarie, e cioè il Natale con una riunione dedicata in particolare ai più piccoli, Sant’Agata con un pranzo che segue l’Assemblea ordinaria, anche le specifiche celebrazioni di nascite, matrimoni e lauree.
L’assegnazione delle borse di studio erogate dalla Segreteria di Stato per gli Affari Esteri, implementate per delibera del Consiglio Direttivo con fondi della Comunità, avviene in esito ad un concorso il cui tema viene variato ogni anno.
Le attività sociali, quando le circostanze lo permettono, prevedono anche la realizzazione di gite culturali attinenti all’oggetto sociale dell’associazione, sempre gradite ed apprezzate dai soci.
Infine, ma non ultimo, la Comunità del Veneto ha sempre partecipato alle attività della Consulta e dell’anello italiano, offrendo la propria disponibilità a partecipare alle iniziative proposte.